Il tema del Sussidio 2022 di Oragiovane si ispira ad un viaggio tematico che ha come sfondo l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” (4 Ottobre 2020) incentrata sulla fraternità e sul come costruire delle relazioni autenticamente fraterne nella comunità.
“Ecco un bellissimo segreto per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. [...] Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!” (dall’introduzione di “Fratelli tutti”)
Dalle tematiche proposte dal Papa, Oragiovane vuole trarre lo spunto per approfondire il tema di come vivere la fraternità tra le persone per rigenerare le relazioni nel contesto della comunità cristiana e civile.
Essere Fratelli nel tempo attuale: l’analisi del contesto
In un tempo sempre più impersonale e distratto, qual è la forza che può far tornare le relazioni che viviamo più umane e fraterne? L’enciclica “Fratelli Tutti” ci orienta a ricercare e promuovere la gentilezza nei rapporti interpersonali per aiutare a crescere come cristiani in questa direzione.
Al capitolo 1, paragrafo 17: «Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune”. Spreco di cibo, mancanza di figli, abbandono persone anziane, solitudine, nuove povertà, disuguaglianza di diritti, schiavitù, progresso che non riguarda tutti (...) ostacolano questa maturazione collettiva.
Al paragrafo 33 «(..) ci siamo nutriti con sogni di splendore e grandezza e abbiamo finito per mangiare distrazione, chiusura e solitudine; ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà».
Al paragrafo 41, Papa Francesco in modo onesto e provocatorio presenta la verità delle relazioni che caratterizzano le comunità parrocchiali: «la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro».
Quando ispirati dagli insegnamenti di San Paolo, potremmo rivolgerci da fratelli alle comunità, con l’espressione «(...) fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona (...)»? [Fil 4,1]
Come recuperare la comunità di appartenenza
Al paragrafo 46 «C’è bisogno di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla e fa parte della comunicazione umana. I rapporti digitali, che dispensano dalla fatica di coltivare un’amicizia, una reciprocità stabile e anche un consenso che matura con il tempo, hanno un’apparenza di socievolezza. Non costruiscono veramente un “noi”».
Scorrendo il documento apostolico si viene guidati al centro del tema, descrivendo la fraternità come una forma concreta dell’amore (cfr. Buon Samaritano cap. 2); l’amore viene presentato come capacità di dono di sé per poter rendere autentica la relazione con l’altro (cap. 3), infine sottolinea l’importanza della gratuità come capacità di fare alcune cose per il solo fatto che di per sé sono buone (cap. 4). In sintesi, la gentilezza viene introdotta come l’atteggiamento che traduce in modo immediato l’essere “fratelli tutti” secondo l’intuizione del pontefice.
«La gentilezza [...] trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti.» (cap. 6 “)
La potenza della gentilezza
Oggi si parla molto di gentilezza in numerosi contesti: “design gentile”, “ecologia gentile”, “lavoro gentile”; diversi studi infatti dimostrano l’efficacia di un approccio più delicato ed attento alle conseguenze delle azioni del singolo sull’ambiente o il contesto in cui si trova inserito. Questa tendenza si fonda sull’effetto PIGMALIONE classificato da Robert Rosenthal: il comportamento e i pensieri, non solo condizionano la percezione che si ha delle altre persone e dei contesti sociali, ma con il passare del tempo, possono influenzarli e modificarli.
Se guardiamo alla vita di tutti i giorni, nei diversi campi dell’esistenza umana, il motore di ogni nostra azione sono le relazioni e i pensieri che formuliamo su di esse.
Ecco che allora possiamo imparare ad usare consapevolmente la forza di atteggiamenti gentili, per vivere le relazioni in maniera virtuosa.
La gentilezza di Gesù
L’esempio educativo di Gesù, “il gentile con tutti”, illumina e rinvigorisce il cammino di maturazione di chi si pone alla sua sequela: guarisce gli ammalati, si prende cura della sete della Samaritana, dedica il suo tempo ai bambini, buono e comprensivo con chi le aveva fatte “grosse”, con chi non aveva conosciuto amore, con chi era lasciato in disparte da tutti. Quanto sollievo si prova nel momento di difficoltà, quando una persona si pone accanto in silenzio, per mettere una mano sulla spalla e dire: «non temere, sono io a prendermi cura di te, non temere». Questa è la Parola del Signore Risorto da cui ripartire per ri-generare le relazioni all’interno delle comunità cristiane e civili. Il Risorto non ama gli spazi chiusi, Lui ama abitare la concretezza della vita, lì può parlarci di quanto l’amore, la gentilezza renda bella la vita: è la salvezza che lui ci dona.
Una vita piena di gioia
Quanto è desiderabile lo stare bene! Oggi ancora di più, in un periodo di forte incertezza e instabilità internazionale e generalizzata. Si desidera una vita di gioia e si guarda al futuro immaginandolo più bello. Tutto questo è possibile. Il Signore crede nella vita di ciascuno ed è per questo che egli continua a stare accanto a chi è stanco e affaticato. Desidera accompagnare l’uomo per fare i passi speciali che portano ad incontrare l’altro, ad avere fiducia nella vita ogni giorno, a pensare sempre alla vita come un dono bellissimo.
Con questo sussidio, Oragiovane si propone attraverso l’opera educativa di offrire spunti, azioni e proposte educative finalizzate a rigenerare relazioni di fraternità dentro i contesti comunitari (es. famiglia, scuola, piazza, mondo) attraverso la promozione di atteggiamenti responsabili, solidali e gentili.
Al paragrafo 114, l’Enciclica “Fratelli Tutti” ribadisce: «gli educatori e i formatori che, nella scuola o nei diversi centri di aggregazione infantile e giovanile, hanno l’impegnativo compito di educare i bambini e i giovani, sono chiamati ad essere consapevoli che la loro responsabilità riguarda le dimensioni morale, spirituale e sociale della persona. I valori della libertà, del rispetto reciproco e della solidarietà possono essere trasmessi fin dalla più tenera età. […] Anche gli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione sociale hanno responsabilità nel campo dell’educazione e della formazione, specialmente nelle società contemporanee, in cui l’accesso a strumenti di informazione e di comunicazione è sempre più diffuso»”
L’itinerario educativo
In questo momento storico in cui si inizia a metabolizzare la “nuova normalità” dopo l’esperienza di una pandemia globale, già si resta turbati e sgomenti di fronte alla brutalità dell’ennesima guerra inspiegabile: ormai distanziamento interpersonale, uso della mascherina e raccomandazioni per l’igiene frequente delle mani sono entrate nelle routine quotidiane di piccoli e grandi; oggi ci si arrende di fronte a rincari poco sostenibili e ci si prepara ad accogliere persone che fuggono da situazioni di oppressione.
Questa premessa ci aiuta a puntare l’attenzione a dei fenomeni più profondi ed incisivi che caratterizzano la situazione sociale che si sta vivendo.
Il percorso che si propone alla riscoperta delle relazioni fraterne, inizia dal far crescere nei ragazzi innanzitutto una nuova stima di sé, perché entrando in relazione con chi sta loro intorno maturino una corretta considerazione di chi sono, di cosa desiderano e di come diventare “grandi” in modo bello, gentile e solido.
Una scelta fondamentale per portare avanti questo proposito è quella di proporre esperienze educative significative: per uscire dalla condizione di “sentirsi costretti” è importante proporre ai ragazzi esperienze ricche di stimoli, il più possibile immersi in ambienti e contesti che incoraggiano la scoperta e l'esperienza diretta delle cose, del mondo e delle persone che li circondano.
Crediamo sia utile parlare ancora di distanziamento fisico (che rimarrà molto probabilmente necessario per motivi di salute pubblica) valorizzando però il valore della vicinanza sociale-relazionale. L’accoglienza e la solidarietà che deve attivarsi di fronte a delle crisi umanitarie internazionali, possono essere l’opportunità per le giovani generazioni di questo tempo di imparare un nuovo vocabolario di azioni umane rivolte all’altro in maniera autenticamente fraterna.
E’ necessario esplorare un nuovo modo di stare insieme in modo gentile, per comprendere come sia possibile raggiungere una nuova “vicinanza sociale” nelle relazioni. Questo significa trovare nuovo interesse per l’altra persona nella sua totalità, il sentirsi vicini alle sue emozioni, condividerle e il desiderare il suo bene riconoscendo il suo valore di persona.
Ecco perché si scommette su un percorso che attraverso la scoperta di atteggiamenti gentili, cioè improntati sulla fiducia piuttosto che sulla paura dell’altro, sul dialogo piuttosto che sullo scontro, su gesti buoni e gratuiti contro uno stile di prepotenza ed egoismo accompagni i bambini e i pre-adolescenti a riscoprire la potenza, il valore e la bellezza di relazioni comunitarie fraterne.
L’appello che emerge da “Fratelli Tutti” è “sii fraterno e gentile con gli altri”: ma attenzione, non si può obbligare qualcuno ad amare tutte le persone che gli stanno attorno! La fraternità è una meta che si raggiunge dopo un processo di riconoscimento del valore e dell’identità dell’altra persona.
Per poter essere testimoni convinti e convincenti di questo stile relazionale si deve in primo luogo essere disposti e capaci di manifestare gentilezza verso stessi sotto forma di attenzione; è’ un modo per accogliere l’insegnamento più importante: “Ama il prossimo tuo, come te stesso!” (Mt 22, 39) ed instaurare circoli virtuosi di relazioni che promuovono la persona. Lo scoprire e il fare esperienza di cosa significa ricevere gesti e atteggiamenti di gentilezza aiuta a imparare e quindi a scegliere il livello massimo di condivisione e stima che si possa vivere nelle relazioni, cioè quello che viene detto in una parola “la fraternità”. A questo punto si è portati a promuovere il sentirsi fratelli in ogni contesto e ambito che fa parte della propria vita.
Un ambito dove sicuramente è utile investire tempo ed energie per rigenerare relazioni fraterne, è la dimensione del digitale che non è più distinguibile in modo netto dal mondo reale dei più giovani, bensì costituisce di fatto un unicum continuo dell’esperienza che essi fanno del mondo.
La scommessa educativa, pertanto, sta nel far conoscere la bellezza del riconoscersi tutti fratelli nei diversi ambiti di vita quotidiana, perché figli dello stesso Padre: «come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità» (cap 8. “Fratelli tutti”) e quest’ultima è resa tale anche dallo stile relazionale proprio della gentilezza.