Storie e giochi del Quaderno Operativo

Storiella: Il sorriso.

C'era una volta un sorriso che se ne andava a spasso per il mondo. Era un sorriso cordiale, allegro, affettuoso. Era felice come può esserlo un sorriso che ogni tanto fischiettava.

Arrivò, un giorno, in una cittadina dove gli abitanti e il traffico erano particolarmente nervosi. Stava giudiziosamente aspettando il verde ad un semaforo, quando due auto si urtarono. Si arrestarono stridendo, sul ciglio della strada, le portiere si aprirono e dalla prima, balzò fuori un uomo con un cipiglio feroce. In modo fulmineo il sorriso si attaccò alla sua bocca e gli illuminò il volto con una luce arrendevole, disponibile, amichevole. La signora irritata, che stava venendo fuori dall'atra auto, con i pugni chiusi, rimase interdetta, sorpresa, stupita. Poi, sorrise anche lei.

"Chiede scusa, è colpa mia" disse subito.

"Capita! Pazienza..." rispose l'uomo. "Prendiamo un caffè insieme?".

Il sorriso riprese il suo cammino.

Fece sorridere l'impiegata dell'ufficio postale e tutta la fila di gente in attesa, fiorì di chiacchere.

Passò sul viso di un'insegnante e gli studenti, ricominciarono a stare attenti. Si fermò sulla faccia di un professore del policlinico e gli ammalati si sentirono meglio.

Poi toccò ad un capufficio, alla cassiera del supermercato, ad un marito che tornava a casa, a due ragazzini che si erano sempre detestati...

Alla sera il sorriso ripartì. Era un po' stanco, ma la cittadina era più felice.

(B. Ferrero)

 

Gioco: “Vieni da me”.

Due animatori si pongono in due punti differenti dello spazio di attività. Un animatore ha una maschera che sorride, l’altro una imbronciata. Al via i partecipanti dovranno correre dall’animatore che li attira di più.  Quando i gruppi si sono ricomposti si fa un momento di riflessione sulla scelta fatta.

Storiella: Il Cerchio della Gioia

Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d'uva.

"Frate Portinaio", disse il contadino, "sai a chi voglio regalare questo grappolo d'uva che è il più bello della mia vigna?".

"Forse all'abate o a qualche padre del convento".

"No, a te!".

"A me?". Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. "Lo vuoi dare proprio a me?".

"Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d'uva ti dia un po' di gioia". La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d'uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un'idea: "Perché non porto questo grappolo all'abate per dare un po' di gioia anche a lui?".

Prese il grappolo e lo portò all'abate.

L'abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c'era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: "Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco". Così il grappolo d'uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò, infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate a sudare sui fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po' di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro. Finché, di frate in frate, il grappolo d'uva tornò al frate portinaio (per portargli un po' di gioia).

Così fu chiuso il cerchio.

(Bruno Ferrero)

 

Gioco: Il gioco della gioia.

Dividiamo in due squadre i bambini. In un tempo determinato dovranno trovare le cose che più donano loro “gioia” e le scrivono su di un foglio. Vince il gruppo che trova più cose che danno gioia.

Storiella: Perché avete paura?

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni.

Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore. Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano. Ma ecco che lassù, in alto, s’aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò urlando disperatamente: «Papà! Papà!». Il padre accorse e gridò: «Salta giù!». Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma sentì la voce e rispose: «Papà, non ti vedo...». «Ti vedo io, e basta. Salta giù!». Urlò l’uomo. Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

(Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù?)

 

Gioco: si divide il gruppo in due squadre. Vince chi riesce a fare la catena di vestiti o lacci delle scarpe più lunga legandoli insieme.

Storiella: La mela

Ogni mattina, il potente e ricchissimo re di Bengodi riceveva l’omaggio dei suoi sudditi. Aveva conquistato tutto il conquistabile e si annoiava un po’.

In mezzo agli altri, puntuale ogni mattina, arrivava anche un silenzioso mendicante, che porgeva al re una mela. Poi, sempre in silenzio, si ritirava.

Il re, abituato a ricevere ben altri regali, con un gesto un po’ infastidito, accettava il dono, ma appena il mendicante voltava le spalle cominciava a deriderlo, imitato da tutta la corte.

Il mendicante non si scoraggiava. Tornava ogni mattina a consegnare nelle mani del re il suo dono. Il re lo prendeva e lo deponeva macchinalmente in una cesta posta accanto al trono. La cesta conteneva tutte le mele portate dal mendicante con gentilezza e pazienza. E ormai straripava.

Un giorno, la scimmia prediletta del re prese uno di quei frutti e gli diede un morso, poi lo gettò sputacchiando ai piedi del re. Il sovrano, sorpreso, vide apparire nel cuore della mela una perla iridescente. Fece subito aprire tutti i frutti accumulati nella cesta e trovò all’interno di ogni mela una perla.

Meravigliato, il re fece chiamare lo strano mendicante e lo interrogò. «Ti ho portato questi doni, sire» rispose l’uomo, «per farti comprendere che la vita ti offre ogni mattina un regalo straordinario, che tu dimentichi e butti via, perché sei circondato da troppe ricchezze. Questo regalo è il nuovo giorno che comincia».

 

Gioco: “La scatola”.

L’animatore entra con una scatola e la pone al centro del gruppo dei partecipanti, cercando di attirare la loro curiosità dicendo che dentro c’è qualcosa di speciale. I partecipanti possono liberamente porre una domanda a testa per cercare di capire cosa c’è dentro. Dopo alcuni minuti, l’animatore apre molto lentamente la scatola e fa vedere cosa c’è dentro: uno specchio. tutti passano e devono specchiarsi.

Storiella: Il pranzo della domenica

Dalla cucina, come al solito, la donna disse: «È pronto!». Il marito, che leggeva il giornale, e i due figli, che guardavano la televisione e ascoltavano musica, si misero rumorosamente a tavola e brandirono impazientemente le posate.

La donna arrivò. Ma invece delle solite, profumate portate, mise in centro tavola un mucchietto di fieno. «Ma... ma!», dissero i tre uomini. «Ma sei diventata matta?».

La donna li guardò e rispose serafica: «Be’, come avrei potuto immaginare che ve ne sareste accorti? Cucino per voi da vent’anni e in tutto questo tempo non ho mai sentito da parte vostra una parola che mi facesse capire che non stavate masticando fieno».

 

Gioco: “Il gioco delle lettere”.

Ad ogni partecipante viene assegnata una lettera. Al via devono cercare di creare parole, mettendo insieme le lettere di ognuno. Ogni partecipante può fare parte di una sola parola.

Storiella: I figli del ragno

Appena arrivati nella casa di montagna, la mamma di Marco, 4 anni, comincia a dar la caccia ai ragni che hanno fatto ragnatele dappertutto.

Marco allora interviene: «I ragnini piccoli non ammazzarli».

E la mamma: «Ma non vedi come sono brutti?».

E lui: «Ma per le loro mamme sono tanto carini».

(365 piccole storie per l’anima)

 

Gioco: “Lo sguardo in alto e…in basso”.

All’inizio i partecipanti vengono invitatati ad alzare lo sguardo verso l’alto e di annotare su un foglio tre cose che più li colpiscono. In un secondo momento viene loro chiesto di abbassare lo sguardo, a di annotare le tre cose che li hanno più colpiti. Si condivide poi quello che si è scritto.

Storiella: Il segreto della felicità

Un giovane domandò al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità.

Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore. «Solo ti chiedo un favore» concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versò due gocce d’olio. «Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio».

Dopo due ore, il giovane tornò e il saggio gli chiese: «Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo? Hai visto i magnifici giardini? Hai notato le belle pergamene?».

Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio.  «Torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo» disse il saggio.

Il giovane prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare, ma questa volta osservò tutte le opere d’arte. Notò i giardini, le montagne, i fiori. Tornò dal saggio e riferì particolareggiatamente tutto quello che aveva visto.

«Ma dove sono le due gocce d’olio che ti ho affidato?» domandò il saggio. Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate. «Ebbene, questo è l’unico consiglio che ho da darti» concluse il saggio. «Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d’olio nel cucchiaino».

 

Gioco: Staffetta con cucchiaio.

Si divide il gruppo in due squadre. Ad ogni partecipante viene affidato un cucchiaio che dovrà sostenere con la bocca. Attraverso un breve percorso in cui sono presenti alcuni ostacoli (ad es., una sedia su cui salire e poi scendere…) i bambini devono riempire il cucchiaio d’acqua da una bacinella e portare l’acqua in un recipiente dalla parte opposta del percorso. Vince la squadra che allo “stop” ha più acqua nel recipiente.

Storiella: Il vecchio violino

Ad una vendita all’asta, il banditore sollevò un violino. Era graffiato e scheggiato. Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.

«Che offerta mi fate, signori?» gridò. «Partiamo da... 100 euro!».

«Centocinque!» disse una voce. Poi centodieci. «Centoquindici!» disse un altro. Poi centoventi.

«Centoventi euro, uno; centoventi euro, due; centoventi euro...».

Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l’archetto. Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli.

Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa, disse: «Quanto mi offrite per il vecchio violino?».
E lo sollevò insieme con l’archetto.

«Mille euro, e chi dice duemila? Duemila! E chi dice tremila? Tremila, uno; tremila, due; tremila e tre, aggiudicato» disse il banditore.

La gente applaudì, ma alcuni chiesero: «Che cosa ha cambiato il valore del violino?». Pronta giunse la risposta: «Il tocco del Maestro».

 

Gioco: Spazio all’immaginazione.

Si dividono i partecipanti in piccoli gruppetti. Ad ogni gruppo diamo del materiale (ad es. un po’ di pasta diversi formati, nastro adesivo, colla, colori, carta, cartoncino…) e lasciamo 5/7 minuti di tempo (o quanto si ritiene opportuno) per realizzare un oggetto a piacere. Alla fine del tempo ogni gruppetto presenta cosa ha fatto.

Storiella: Lo scorpione

Un monaco si era seduto a meditare sulla riva di un ruscello. Quando aprì gli occhi, vide uno scorpione che era caduto nell'acqua e lottava disperatamente per stare a galla e sopravvivere.

Pieno di compassione, il monaco immerse la mano nell'acqua, afferrò lo scorpione e lo posò in salvo sulla riva. L'insetto per ricompensa si rivoltò di scatto e lo punse provocandogli un forte dolore. Il monaco tornò a meditare, ma quando riaprì gli occhi, vide che lo scorpione era di nuovo caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze.

Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare per il dolore.

La stessa cosa accadde una terza volta. E il monaco aveva le lacrime agli occhi per il tormento provocato dalle crudeli punture alla mano.

Un contadino che aveva assistito alla scena esclamò: «Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?».

«Perché seguiamo entrambi la nostra natura» rispose il monaco. «Lo scorpione è fatto per pungere e io sono fatto per essere misericordioso».

(B. Ferrero, A volte basta un raggio di sole)

 

Gioco: L’animatore inizia una storia avvincente e misteriosa… e ad un certo punto… la interrompe! A questo punto, a turno, ognuno ne continua un pezzetto o ne propone una conclusione.

Storiella: Il tizzone rimasto isolato

Il parroco di una chiesetta del New England si accorse che uno dei suoi più assidui fedeli disertava da tempo le funzioni della domenica. Una sera, decise di fargli visita e lo trovò solo in casa, seduto davanti al caminetto. Senza dire una parola il prete prese con le molle un tizzone ardente e lo posò sul pavimento; poi sedette su una poltrona e rimase a fissare per qualche minuto il tizzone che rimasto isolato fuori del caminetto, lentamente si spegneva. L'uomo intuì l'ammonimento e disse: «Mi avete fatto un bellissimo sermone, reverendo. Da domenica prossima, verrò di nuovo in chiesa».

 

Gioco: Si scelgono due bambini. Ad uno si affida una frase da comunicare all’altro. Si pongono a distanza e nel mezzo vengono posti tutti gli altri. Al “Via” il bambino a cui è stata affidata la frase deve comunicarla all’altro ma contemporaneamente tutti i bambini in mezzo cominciano ad urlare fortissimo. Allo “Stop” tutti tacciono e si verifica se il bambino che doveva ascoltare ha compreso la frase. Si può ripetere più volte il tentativo sostituendo i due bambini che devono comunicare.

Storiella: Sorpresa tra le dune

Un uomo si era perduto nel deserto e si trascinava da due giorni sulla sabbia infuocata. Era ormai giunto allo stremo delle forze.

Improvvisamente vide davanti a sé un mercante di cravatte. Non aveva con sé nient’altro: solo cravatte. E cercò subito di venderne una al pover’uomo, che stava morendo di sete.

Con la lingua impastoiata e la gola riarsa, l’uomo gli diede del pazzo: si vende una cravatta a uno che muore di sete?

Il mercante alzò le spalle e continuò il suo cammino nel deserto.

Alla sera, il viaggiatore assetato, che strisciava ormai sulla sabbia, alzò la testa e rimase allibito: era nel piazzale di un lussuoso ristorante, con il parcheggio pieno d’automobili! Una costruzione grandiosa, assolutamente solitaria, in pieno deserto.

L’uomo si arrampicò a fatica fino alla porta e, sul punto di svenire, gemette: «Da bere, per pietà!».

«Desolato, signore», rispose il compitissimo portiere, «qui non si può entrare senza cravatta».

(Bruno Ferrero, Piccole Storie per l'Anima)

 

Gioco: il gomitolo.

Facciamo mettere i bambini in cerchio. Ad un bambino si da un gomitolo. Tenendo un capo dovrà lanciare il gomitolo ad un bambino che si trova sul lato opposto del cerchio. Prima di lanciarlo dovrà dire “piacere di incontrarti…” e aggiunge nome del bambino/a”. Chi riceverà il gomitolo dovrà fare altrettanto: con una mano tenere il filo e lanciare il gomitolo. In questo modo si tesserà una ragnatela tra i componenti del cerchio simbolo dei nostri incontri e delle nostre relazioni che lasciano il segno.

Storiella: La festa nel castello

Il signore di un castello diede una gran festa, a cui invitò tutti gli abitanti del villaggio aggrappato alle mura del maniero. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati.

Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio: "Metteremo al centro del cortile, dove si terrà il banchetto, un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere e ci sarà da bere per tutti".

Un uomo del villaggio prima di partire per il castello si procurò un orcio e lo riempì d'acqua, pensando: "Un po' d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!" Arrivato alla festa, versò il contenuto del suo orcio nel barile comune e poi si sedette a tavola.

Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile uscì solo acqua. Tutti avevano pensato allo stesso modo, e avevano portato solo acqua. Se siamo a volte scontenti del mondo, è perché troppi portano solo acqua, aspettando che siano gli altri a portare il vino.

(Bruno Ferrero, Cerchi nell’acqua)

 

Gioco: Rubabandiera o gioco del fazzoletto…

Storiella: Il capitale

Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi.

Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva. Al momento di pagare porse all’angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio.

L’angelo sorrise e disse: «Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore».

«Come?», si stupì il riccone.

«Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato», rispose l’angelo.

 

Gioco: La merenda (ad uno il pane, all’altro il burro, ad un altro la marmellata…). Distribuiamo tra i vari bambini del gruppo i vari ingredienti e poi li invitiamo ad organizzarsi la merenda.

Storiella: La pietra azzurra

Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio.

Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. «È per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?».

Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: «Quanti soldi hai?». Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina. «Bastano?» disse con orgoglio. «Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi».

L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge accuratamente l’astuccio. «Prendilo» disse alla bambina. «Portalo con attenzione».

La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.

Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: «Questa collana è stata comprata qui?». «Sì, signorina». «E quanto è costata?». «I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me». «Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo!».

Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. «Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva».

(B. Ferrero)

 

Gioco: “carta-sasso-forbice”.

Un bambino può lanciare la sfida ad un compagno per esempio toccandolo sul braccio sinistro. Ognuno possiede 5 o 10 (a seconda di quanto si vuol far durare il gioco) “denari” (gettoni di carta/cartoncino). Chi vince a “carta-sasso-forbice”, può scegliere se donare un denaro (pezzo di carta) o riceverlo. Allo stop vince chi ha donato più denari cioè chi rimane senza.

Storiella: Il forestiero

C’era una volta un uomo seduto ai bordi di un’oasi all’entrata di una città del Medio Oriente. Un giovane si avvicinò e gli domandò: «Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?». Il vecchio gli rispose con una domanda: «Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?». «Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là». «Così sono gli abitanti di questa città» gli rispose il vecchio.

Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all’uomo e gli pose la stessa domanda: «Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?». L’uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: «Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?». «Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli». «Anche gli abitanti di questa città sono così» rispose il vecchio.

Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all’abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero: «Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?».

«Figlio mio», rispose il vecchio, «ciascuno porta il suo universo nel cuore. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici nell’altra città troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, le persone sono ciò che noi troviamo in loro».

 

Gioco: Costruire una staffetta. Costruire una staffetta. Ad ogni bambino viene affidata un’abilità = un cucchiaio, un bicchiere, una cannuccia, una bacinella, una sedia… Il gruppo viene invitato a progettare e poi realizzare una piccola staffetta il cui fine è trasportare dell’acqua dal punto A al punto B coinvolgendo tutte le “abilità”.

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